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UN' INTERVISTA CHE PARLA DA SE'.

Qualche giorno fa ho fatto una piccola intervista tramite WhatsApp ad una mia amica, si chiama Cristina Pipoli, e vive a Lecce.

Lei è una educatrice professionale, ha concluso l’anno scorso la specialistica in Progettazione e Gestione dei Processi Formativi. Ha svolto dei lavori nel campo dell’infanzia, e da poco ha iniziato a interessarsi anche al campo della disabilità. L’ho conosciuta un po’ per caso e subito mi ha incuriosita la sua solarità e la sua grande energia d’animo.

Ero curiosa di sapere come avesse trascorso questo periodo di Lockdown a livello personale e lavorativo, e di cosa si fosse inventata per continuare la sua professione. E ho anche colto l’occasione per scoprire che ruolo svolge secondo lei la Pedagogia nel nostro contesto culturale.

Ne è uscito fuori un intenso flusso di riflessioni in cui Cristina si racconta e ci racconta il suo percorso e le sue iniziative.


Ecco a voi l’intervista:

Io: Ciao Cristina, prima di cominciare con questa chiacchierata, volevo chiederti di raccontarmi le tue percezioni riguardo questo particolare momento storico, e come stai vivendo la quotidianità di questi giorni.

Cristina: Ciao Sara, che piacere essere intervistata da te. Allora iniziamo, sarei falsa a dire che è un momento bello e che va tutto bene, perché non è così. Però la pedagogia mi ha sempre insegnato che nelle situazioni critiche può nascere un'occasione! E così è stato, nonostante mi sia sentita togliere il terreno sotto i piedi (come un po' tutti), non posso dire che non abbia utilizzato questo tempo per migliorare me stessa, per sfidarmi e capire fin dove arriva il mio limite e la mia pazienza. Oggi, posso dire che non mi sono fermata e che ho arricchito e reso ancora più appetibili le mie varie iniziative. Un esempio concreto è dimostrato anche da quello che abbiamo fatto io e te e che stiamo continuando a fare, nonostante il senso di spaesamento e la stanchezza mentale che abbiamo. Sara, voglio sottolineare come noi donne abbiamo una marcia in più, abbiamo la capacità di unire le forze ed essere resilienti. La mia percezione è un mio paragonarmi, mi rivedo e rivedo tutte le belle persone che ho intorno assumere un atteggiamento simile al fior di Loto. Il fior di Loto è un fiore bianco e limpido che nasce dalle acque stagnati, dalle discariche, questa situazione è come l'acqua sporca e noi siamo un po' tutti dei fior di Loto, siamo usciti fuori in modo bello e costruttivo. È importante capire durante l'arco della vita che le difficoltà aiutano a crescere e quando si presentano ci troviamo davanti a un bivio e ci sono solo due possibilità: "crollare e cadere giù nel baratro o sfoggiare l'armatura come fanno i guerrieri". Siamo stati tutti partigiani in questo periodo, siamo stati chiusi in una trincea che non ha dato calma a nessuno, però io penso e lo penserò sempre che quando il serpente cambia pelle prima soffre mai poi si rigenera. Ecco la mia percezione al riguardo, un serpente che nel cambiare pelle rinasce.

Io: Bene entriamo nel vivo di questa intervista. Sei un’educatrice professionale e sei molto impegnata nel sociale, sono curiosa di sapere da dove nasce questa tua passione?

Cristina: In realtà la voglia di laurearmi è stata la mia seconda opzione, perché avevo il richiamo delle armi. Quell'anno quando dovevo valutare cosa fare, sarei voluta diventare un capo questore e andare nei paesi della Sicilia per combattere la mafia e continuare il lavoro di chi in passato ha fatto la stesa cosa dando la sua vita per questa battaglia. Solo che non tutti nasciamo fortunati e abbiamo la possibilità di partire e fare quello che vogliamo. All'epoca avevo mio papà che era disabile, l'ho guardato e mi sono detta: " Ma dove vuoi andare Cristina? Lui ha bisogno di te!", mai avrei immaginato che si sarebbero aperte molte porte nella mia vita, e quindi siccome già negli anni in cui vivevo a Torino ero impegnata nel sociale, la mia battaglia si è trasformata verso l'aiuto dei più deboli, la voglia di combattere si manifesta su tanti settori e mentre studiavo pedagogia capivo questo fattore: quello di dare aiuto a chi aveva più bisogno. Più studiavo più mi auto-educavo e capivo quanto quella materia, quell'autore, mi stavano portando a maturare cose che da sola non potevo capire, perché non avevo nessuno che me le diceva soprattutto qui nel Salento. Oggi sono un'educatrice e nella mia pedagogia applico sempre la tutela della persona e lotto contro quello che a mio avviso non è giusto. Infatti un aspetto attuale del mio cammino per la quale mi batto sono le seguenti tematiche: minori a rischio, e violenza sulle donne. Sai Sara, quando si cresce senza figure educative che possano guidare o essere fonti di miglioramento si possono prendere cattive strade, e auto-educarsi diventava un lavoro vero e proprio su me stessa, una sfida personale. In ogni cosa che apprendevo, mi ripetevo:" Mentre cresco cerco di applicare questo insegnamento" e poi quando studi donne forti e uniche come Maria Montessori e le sue indimenticabili gesta ti appassioni, sai che ce la puoi fare, lei con la sua vita e il suo metodo didattico ha davvero lasciato un grande bagaglio, in questo bagaglio trovo tutta l'essenza in cui ruota la pedagogia. Devo ammettere che, e devo ringraziare chi ha fatto le veci di una mamma nella mia vita mentre ero a Torino, cioè Raffella Marini lei è stata un'insegnante e già quando ero piccola, notava in me una predisposizione per il settore infanzia. Ero incantata ogni volta che parlava, l'incoraggiamento che dava, il suo modo di parlare, il modo in cui seguiva i suoi alunni, il fatto che ha adottato un figlio nella sua vita amandolo alla pari del figlio naturale, lei è stata l'input, mi diceva sempre che da grande avrei rivoluzionato la società perché avevo un bel carattere anche se molto ribelle. Ma lei trovava sempre la chiave giusta per insegnarmi qualcosa, l'ultima volta che sono stata a Torino mi disse: "Sei un'educatrice e sei destinata a fare grandi cose". Io non so cosa farò di così grandioso ma so che ho deciso di mettere in atto tutti i suoi insegnamenti, se ho deciso di studiare è stato grazie a lei. Forse da un lato oggi mi chiedo in base a quello che mia aveva detto: "Può essere che la mia voce e la mia esperienza possa essere d' aiuto a chi ha dovuto affrontare tutto sola/o?" perché se così fosse io sto semplicemente continuando a portare avanti il suo insegnamento, se questo è il mio senso di gratitudine che devo avere verso di lei allora ne sono felice, perché so quanto il lavoro è stato lungo e faticoso ma è riuscito a tempo suo e nel momento giusto a uscire fuori. Sarei felice se un domani riuscirei a fare lo stesso con una figura più piccola di me, sarebbe bello perché dimostrerei che sarei un'educatrice doc !

Io: Secondo te, nel nostro contesto culturale che ruolo svolge la pedagogia?

Cristina: Partiamo dal presupposto che la pedagogia è la base di ogni singolo essere umano, infatti mette al centro di tutto e prima di tutto l'essere umano, con le sue molteplici sfaccettature, insegnandoti a non restare fermo in un punto ma a migliorarti e ripartire da capo, ogni giorno è solo una partenza che può " tirar fuori" cose belle e positive. Tutto può essere educazione, dipende solo da quale prospettiva vediamo e prendiamo la vita: " Sono disordinata? Bene allora mi sforzo a diventare ordinata", è un modo di essere e di pensare e di azionarsi anche nei piccoli gesti quotidiani. È mettere una controtendenza su quello che " non va". Vorrei poter dire che svolge un ruolo primario, ma fino a quando la violenza domestica non è considerata un reato dubito che sia capito il suo ruolo. Siamo un sistema e il sistema funziona quando è compatto e unito. Se un uomo ammazza una donna ma dopo pochi anni viene scarcerato, se io parlo di violenza sulla donna o su un bambino ma l'attenzione resta sul ' carnefice' e non sulla ' vittima' credo che la considerazione della pedagogia nella nostra società ha raggiunto una buona parte di traguardo ma non è del tutto completa. Però parlo del Salento, qui entra in gioco il progetto educativo:" La Sfida Salentina", il progetto prevede la distribuzione della rivista cartacea di turismo Spiagge la cui responsabile è Carmen Mancarella. In questo progetto io cerco di portare le perone alla lettura del cartaceo, viviamo in un'era dominata dai social in un'era in cui ci sono forti dipendenze e malesseri. Proprio nella domanda che mi hai fatto, esattamente nella parola: " culturale" rivedo l'esempio di Carmen, oltre a mettere al centro l'essere umano lei mette al centro un'intera regione, intere tradizioni, luoghi, mappe, libri, radici, luoghi, ambienti.

Mamma quante volte mi chiedo: " Ma è consapevole che oltre a essere giornalista è anche educatrice?", nel collaborare con lei amplio e applico e arricchisco quello che è un concetto di gruppo e di identità, infatti organizza degli educational bellissimi con giornalisti che vengono da tutto il mondo per visitare il Salento. Siamo noi che scegliamo chi essere e come comportarci, se vedo lei e i suoi comportamenti, il progetto che da un anno e mezzo è stato lanciato, beh in questo caso la risposta è positiva e ti direi: " È il centro in cui tutto ruota". Basta una sola persona che riesca a trasformare il negativo in positivo con immensi sacrifici che le cose si possono realizzare, laddove non si può lei arriva ed educa alla cultura di un popolo. È pazzesca come cosa, perché emerge la pedagogia del territorio grazie al suo lungo e instancabile operato mi fa rispondere così:" Il ruolo è quello principale, è la base" ecco la riposta che ti do. La domanda che mi hai posto mi fa riflettere sul passaggio che ho avuto da come è nata la passione per pedagogia per me a come oggi ho esteso le mie vedute su un settore che a me era sconosciuto, in questo caso quello del Turismo. E se oggi penso che la pedagogia del territorio sia la radice da cui parte l'essere umano devo dire solo grazie a lei. Sempre all'interno della ' Sfida Salentina' distribuisco un libro che lei ha scritto:" Il nonne e la nonna raccontano", sono una raccolta di interviste fatte dai bambini di Cavallino ai loro nonni, se vogliamo che la pedagogia oggi mantenga questo ruolo primario mettendo al centro l'essere umano dobbiamo tutelare e rispolverare le memorie di una volta, oggi è grazie a lei se la mia professione sta rendendo possibili delle cose. La pedagogia non conosce limiti, è un costante rinnovarti e crescere. Applicare gli studi fatti con una rivista di alto spessore, conosciuto a livello internazionale ma che ha soprattutto lo spessore umano della stessa responsabile/direttrice per me è un onore. È importante, se vogliamo mantenere in questo ambito un ruolo centrale, saper restare umili e genuini, finché ci sono persone così Sarà la mia risposta al riguardo potrà essere solo positiva. Se penso alla tua prima domanda, a quella di ora mi rendo conto di quanto l'adulto debba essere un buon formatore, perché chi è più piccolo con i giusti maestri non può che portare avanti grandi messaggi e far sì che le cose possano evolversi in modo eccellente.

Io: In questo periodo dove il contatto umano viene a mancare, in che modo sei riuscita a portare avanti la tua professione?

Cristina: Credo proprio che oggi devo dire grazie a quella bambina che scriveva tante lettere alle sue amiche del cuore perché ho portato avanti le mie passioni, quelle che avevo sin da piccola con la scrittura e la lettura approfondita di vari testi, attraverso l'utilizzo dei social e con tanta pazienza. Si sono aperte tante opportunità e non essendo una persona che si aspetta dalla vita qualcosa, l'ho vissuta come una sorpresa e un arricchimento! La libertà di pensiero fa parte della democrazia e come ben sai anche tu siamo liberi di esprimere pareri, pensieri e opinioni. La tua domanda mi sta facendo pensare al fatto che sono cresciuta professionalmente, non arrivata assolutamente, ma sono maturata molto, ho ampliato un percorso formativo con me stessa ma che dono sempre anche all'esterno. Non credevo potevo creare così tante cose, delle volte è importante fermarsi e riflettere questo mi ha permesso di recuperare tanti sogni che avevo lasciato nei cassetti e che per mancanza di tempo non riuscivo a realizzarli. Ad esempio c' è stata una grande evoluzione nel mio cammino, nel sito di Carmen che per me è stata una guida anche in questo periodo c' è una mia rubrica personale dove ho iniziato a fare interviste strutturate, è la mia prima esperienza al riguardo ed è molto bella perché si entra in empatia con la persona che si intervista, più domande si fanno più si scoprono risorse, ho capito quanto voglio sapere delle persone che ho nel mio cuore, e poi vederla così attiva nonostante tutto è stata uno stimolo anche per me. Internet è stato ed è molto utile per fare tutto questo. Ho approfondito con delle ricerche il discorso del femminismo, ho scritto degli articoli su Actalibera sulla gestione del tempo riprendendo come esempio il libro del Piccolo Principe scritto da Antoine de Saint-Exupéry, e grazie ai consigli che mi dà ormai da anni il fondatore di Actalibera Matteo Gentile, grazie a lui imparo ad avere il distacco e a non rimanerci male su determinate situazioni, è stato utile per me stessa per non prendere tutto sul personale. Il mese di marzo ho anche lanciato un progetto con la fotografia dove attraverso degli esercizi di osservazione invitavo le persone a lavorare sulla paura e sulla rabbia, questo mi ha portato ad estendere molto la mia rete comunicativa e sapere che il piccolo laboratorio esperienziale a distanza ha dato aiuto mi ha resa felice. Il distacco non sempre è fisico spesso è mentale, questa è una cosa su cui è importante riflettere secondo me, quando viviamo con delle catene interiori, non riusciamo a vivere bene determinate situazioni. Mi è anche mancato molto il contatto umano, ma ho saputo adattarmi alla situazione. Per mia fortuna avendo due gatte il mese di Aprile è stato il mese delle coccole. C' è stata tanta sofferenza per tutti ma nonostante tutto avendo tanti interessi e passioni il tempo, anche se con fatica, lo si è gestito bene e ha donato i suoi frutti. È stato utile per passare più tempo al telefono con gli amici del cuore che sono fuori il Salento sia con la mia amica di infanzia Cristina che sta a Torino e Stefano che sta a Bologna, ma anche con la mia mamma spirituale Raffaella che mi sollecitava tanto come quando ero piccola, ogni suo consiglio era oro colato per me, mi sentivo che potevo farcela e a mia volta potevo incoraggiare gli altri .Tra ricordi, risate si è cercato di non pensare al " distacco" con nessuno delle persone che mi circondano. Ho anche rilasciato un'intervista a una Radio che si trova a Monza nel programma: "Non siamo tutte Cenerentola" questa collaborazione nata da poco mi sta facendo star bene, anche lì si è parlato del lavoro pedagogico che conduco nel Salento. Questo distacco mi tirato fuori, ancor di più, le mie risorse. Quando la comunicazione è sana e costruttiva non esiste mai il distacco. Ho riflettuto sulla mia infanzia e del rapporto che ho con Romina, ripensavo a come un tempo non c'era il cellulare e si viveva nell'attesa della lettera, l'attesa nel leggere un qualcosa dell'altro, la voglia di raccontarsi nelle righe, il nostro legame mi faceva riflettere sul fatto che spesso diamo tutto per scontato, se amo scrivere devo dire grazie anche questa forte amicizia, perché la scrittura superava il distacco fisico. Dovremmo tornare tutti un po' indietro e dovremmo imparare a non dare sempre tutto per scontato. Sono stata molto felice nel vedere i giovani attivisti del territorio salentino, sfidarsi con se stessi, anche loro sono cresciuti e si sono evoluti in questo periodo così critico. Vederli e saperli così attivi mi ha riempito il cuore di gioia, noi ci chiamiamo:" Anime in arte", l'arte a ognuno di noi ha fatto bene, hanno preso piede le loro pagine e sono sicura che faranno una bella carriera. Ho pensato a quando sono fortunata ad avere Carmen, per i molteplici motivi che ho elencato, e Salvatore nella mia vita, perché con Salvatore siamo un po' come Tom e Jerry, ci facciamo i dispetti ma poi ci vogliamo tanto bene. Ho pensato alla fortuna che l'Università del Salento mi ha regalato cioè l'amicizia con te e Hanna, ho un gran bel ricordo del mio percorso di studi. Ma la cosa più bella è quando il percorso termina, sapere che unendo le forze insieme si può applicare quello che si è appreso, e questo con voi due lo faccio sempre.

In realtà Sara con questo distacco, c' è stata tanta unione e tanto consolidamento dei rapporti. Grazie a mio cugino Emanuele, che è stato anche il mio insegnate per due estati di Karate, ho aggiunto dei particolari su mio padre, perché purtroppo non ho ricordi del periodo prima della sua malattia, quando ho saputo questo particolare ogni giorno faccio 10 metri in avanti con tanto entusiasmo come faceva lui. Il mio miglior insegnante di vita è stato proprio mio padre, sfidava la malattia con il sorriso e l'entusiasmo.

Io: Sul social-Network Facebook hai creato un album in cui periodicamente racconti le biografie di diverse figure femminili della storia passata e presente. Da dove nasce questa tua iniziativa e soprattutto da educatrice che valore dai a queste narrazioni?

Cristina: Il mio progetto/ricerca si chiama Diario di bordo: "Femminismo pedagogico, Donne con la D maiuscola", nasce dalla stima profonda e immensa che nutro per tutte quelle donne che in passato hanno lottato anche se straziate per ribellarsi a un sistema corrotto, sporco e ingiusto. E lo hanno fatto con tanta forza e determinazione, non si sono fermate davanti a nulla nemmeno davanti a tutti quei traumi che la vita ogni giorno riservava. Salvaguardare le memorie di fatti realmente accaduti, di biografie è il dovere morale di un buon educatore, la storia ci ha insegnato che questi gesti nascono dalle persone più semplici e più umili.

Infatti ci sono, e ci saranno anche figure di grandi educatrici come Maria Montessorri che con il suo: " Non mi fermerete" ha rivoluzionato la figura della donna e ha creato un metodo conosciuto in tutto il mondo. Oppure di Franca Viola che con il suo:" Non ho mai avuto paura" si è opposta al matrimonio riparatore dopo essere stata violentata, cambiando una legge, opponendosi appunto a un sistema che non riconosceva, un tempo, i diritti della donna. Sono donne che non possono essere dimenticate e quando i giovani del territorio o non mi scrivono: " Non sapevo dell'esistenza di questa persona, grazie a te oggi ho scoperto da chi dipende il cambiamento" oppure: " Caspita, non lo sapevo, grazie", io mi sento soddisfatta e molto felice perché è il mio modo per esserle grata a vita, mi e ci hanno lasciato un grande insegnamento, ognuna di loro con il suo carattere tenace e intraprendente. Ora si deve pensare a creare un ponte informativo tra presente e passato, le generazioni tra di loro devono cooperare e informare, è importante salvaguardare le memorie. Tocca a noi portare avanti gradi ideali e sventolare con immenso orgoglio la bandiera del coraggio. Non dobbiamo porci limiti, loro non l'hanno fatto. Inoltre voglio inserire all'interno dell'album tutte le figure delle Grandi Donne che circondano la mia vita e onorarle, ringraziarle e far conoscere la loro storia. Il progetto sta prendendo piede sempre di più, non mi sarei aspettata tutto questo 'calore' e riscontro positivo, ringrazio tutte le sostenitrici e sostenitori di questo progetto. Ognuna di loro mi insegna qualcosa e ogni giorno mi sveglio combattiva ispirandomi alle loro storie di vita. Noi donne siamo una potenza unica e quando siamo unite facciamo grandi cose. Mi auguro che attraverso questo progetto possano essere aboliti i muri dell'invidia e della competizione. O per lo meno che vengano ridotti, il risveglio c' è e noto che la sorellanza e l'alleanza si sta fortificando.


Ogni volta che sono giù o qualcosa non va mi dico, pensando a loro: "Se ci sono riuscite loro dopo aver subito dei traumi non indifferenti, e ci sono riuscite in epoche con tante restrizioni, allora posso farcela anch'io".
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