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AH... NON SAPEVO DI ESSERE DONNA!

L' ipocrisia di un intero sistema, che tutty noi alimentiamo...

Vi è mai capitato alle elementari, alle medie o superiori di trattare a scuola il tema o la figura della donna? Forse vi sarà anche capitato di prendere un bel voto a quel tema o ricerca fatta su quella donna che si è particolarmente distinta per la sua storia e le sue lotte.

Scommetto anche che il focus, il più delle volte, era su un particolare tipo di donna: quella sottomessa, ancora meglio se col velo e da salvare, ancor meglio se proveniente da mondi “esotici e lontani”, perché ormai “qui da noi” si sa, le donne sono al pari degli uomini, ormai fanno tutti i lavori proprio come gli uomini!


Scommetto anche che tu come me, quando eri una bambina, sei cresciuta percependo il tema come distante anni luce dalla tua persona, come se la donna di cui si parlava fosse un essere mitologico che non ci riguardava. Perché tu, ti sentivi essenzialmente un semplice essere umano, proprio come tutty gli altry !


Poi però cresci, e ti rendi conto che il mondo che ti circonda non ti considera più così “uguale” ai tuoi coetanei maschi. Cominci allora ad assumere comportamenti più “maschili” per essere considerata parte di un gruppo, perché comportarsi da “femminuccia” è fastidioso e da antipatiche. E per poter avere voce in capitolo, soprattutto quando sei arrabbiata, alcune volte parli con una un tono profondo perché si sa la voce stridula è da isteriche e annulla il contenuto della tua protesta.


Cresci, e capisci anche che le tue capacità, talenti, o sforzi non sono poi considerati per quelli che sono, indistintamente dal tuo essere donna, come succedeva quando eri più piccola. Ti accorgi che in determinati ambienti, purtroppo, la tua immagine “arriva prima” della tua professionalità, a volte oscurandola del tutto. Allora sei costretta a dimostrare di più di quello che è considerato lo “standard”, ed “emulare” quella professionalità declinata al maschile.


Cominci a renderti conto che il tuo corpo, "non è più tuo", ma è degli altry, che con il solo sguardo hanno il potere di metterti a disagio: perché stai troppo scoperta e ti si vedono troppo le forme, poi oddio senza reggiseno ti si vedono i capezzoli e non vorresti mai che qualche uomo potesse eccitarsi nel guardali! O al contrario sei troppo vestita e allora sei sottomessa rispetto alle altre “donne libere”, oppure sei troppo sciatta e dovresti darti una sistemata.


In poche parole ti rendi conto che il tuo corpo è sessualizzato ed oggettificato, viene prima lui di te, e non ti senti del tutto poi così libera di farci quello che vuoi. E alla fin fine quella donna mitologica non era poi così lontana da te. Ti rendi conto che potresti essere tu …. SCOPRI allora DI ESSERE UNA DONNA!

E allora capisci di essere parte di un contesto socio-culturale, di origini secolari, se non di più, che è pensato attraverso gli occhi del “maschile”, e che per essere considerata una “vera donna” non devi sgarrare, devi seguire le linee guida. E cominci anche a notare che sotto i riflettori tutto quello che ha connotazione “femminile” deve essere passato al vaglio da una “giuria” (fatta da uomini e donne) che può decidere cosa vada bene e cosa no, con alla mano delle carte intrise di una visione sessista.


Si perché il sessismo, l’atteggiamento maschilista ci appartiene, sia che noi siamo uomini o donne, perché è un aspetto della nostra cultura, anzi per dirla alla “Franz Boas” indossiamo tutty gli stessi occhiali culturali e abbiamo la stessa gradazione di lenti con le quali giudichiamo la realtà che ci circonda.


Il primo passo per cambiare le carte in tavola sarebbe rendersi conto di indossare questi occhiali e provare a cambiare prima lenti e poi forse tutta l’intera montatura. Ma non tutty vogliono o possono andare dall’oculista.

Vignetta di Luca Chiffi

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